Partito postmoderno

Il partito postmoderno è connotato da una sempre maggiore fluidità valoriale. L’appartenenza partitica è legata sempre meno alla condivisione di ideali e sempre di più alla ricerca di vantaggi personali. I partiti hanno perso i loro riferimenti identitari.

Le caratteristiche del partito postmoderno.

Chi oggigiorno si avvicina alla politica difficilmente lo fa per perseguire un ideale.

Sono, infatti, proprio i partiti postmoderni a non avere più quella caratterizzazione ideale marcata che li distingueva gli uni dagli altri.

La caratterizzazione ideale fino al 1989, cioè fino alla caduta del Muro di Berlino, convergeva, tuttavia, in una connotazione eminentemente ideologica.

Con l’avvento, però, dell’attuale società postmoderna, che è caratterizzata da un aggressivo relativismo, si è fatto strada, nella società, un individualismo sempre più marcato.

Tale assetto sociale di tipo individualistico ha indubbiamente condizionato, anche, la politica.

I partiti hanno cominciato, così, a cercare il consenso parlando alla pancia della gente e perseguendo sempre meno battaglie identitarie.

In un mondo ormai relativista e in frantumi ai partiti è sembrato non rimanere altro che adeguarsi a una politica sempre più fluida e qualunquista.

È in voga, peraltro, nei comuni italiani, la costituzione di liste civiche, prevalentemente approntate per scopi meramente elettoralistici che, tuttavia, non manifestano alcuna caratterizzazione ideale, se non quella territoriale.

Si dice, infatti, che non esistano più le categorie di “destra” e di “sinistra“; questo dato è, appunto, la cartina di tornasole che non fa altro che dimostrare la liquefazione identitaria dei partiti.

Chi si approccia alla politica lo fa per perseguire un interesse personale.

Chi si approccia alla politica, difatti, non sceglie più il partito in base ai propri valori e ideali di appartenenza, ma in base alle suggestioni istintive che riceve.

D’altra parte, tuttavia, non potrebbe essere altrimenti, in una società relativista, che ha cancellato la “verità“, la “natura“, la “normalità” e “i princìpi” dal suo DNA.

Conseguenza di questo stato di cose sono i cosiddetti “cambi di casacca” che fanno molti politici in modo sempre più frequente e indiscriminato.

Il personale politico del partito postmoderno è, così, formato, prevalentemente, da mercenari della politica, pronti a tradire il proprio partito, se qualche altro gli offre di più.

Non sono più, dunque, gli ideali valoriali e identitari a determinare la scelta di un partito, ma il mero interesse personale e di carriera in esso.

Partito postmoderno

I partiti postmoderni cercano il consenso più che la formazione di una classe dirigente.

Sono gli stessi partiti, d’altra parte, che sono disposti, pur di provare a crescere nei consensi, – soprattutto al Sud – a inserire tra i loro quadri, persone che provengono da altri partiti, ma che sono privi di un sentire comune con la base del partito locale già radicato.

Tale modus agendi, spesso e volentieri, mortifica la crescita organica del partito, che dovrebbe essere basata sul merito e sulla militanza dei suoi membri, a favore, invece, di soggetti, molto spesso calati dall’alto, provenienti da altri mondi e non riconosciuti dalla base.

I partiti, così intesi – connotati da uno svuotamento della caratterizzazione ideale, militante e di merito dei suoi membri storici – rischia di affidarsi a un personale avventizio, che ha solo il merito di essere raccomandato da qualche esponente di vertice del partito.

E, così, un partito, basato esclusivamente sul perseguimento del consenso e sempre meno su una crescita identitaria e valoriale dei suoi iscritti, soprattutto al Sud, è facile che diventi uno strumento utile per gente senza scrupoli.

I partiti, infatti, con il venir meno delle scuole di partito, laboratori in cui si formavano i propri iscritti e la propria classe dirigente, sono diventati, sempre di più, dei contenitori per gente qualunquista.

Per una nuova politica del bene comune.

Non è facile – visto lo stato in cui versa la nostra società malata in tutti i sensi – cambiare rotta, ma è possibile provarci e gettare le basi per una nuova politica.

Una nuova politica, ha bisogno, innanzitutto, di formare una vera classe dirigente, esaltando la formazione identitaria e valoriale, la militanza e il merito dei suoi membri.

Tutto ciò, però, non basta se non si recuperano, nel DNA della politica e di coloro che vogliono approcciarsi ad essa, quei valori identitari non negoziabili, che sono in antitesi con la dittatura del relativismo e che sono il viatico per il perseguimento del bene comune.

13190cookie-checkLa fluidità valoriale del partito postmoderno.

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