L’avanzare della legislazione sul fine vita, con la pretesa di normare il “diritto a morire”, non è un segno di progresso civile, ma piuttosto la spia di una società smarrita, preda di una mentalità sempre più secolarizzata e nichilista. Quando la vita umana cessa di essere riconosciuta come un bene indisponibile, donato e non prodotto, tutto diventa negoziabile: anche la morte può essere richiesta come fosse un servizio.

Dietro la retorica dell’autodeterminazione si cela una visione profondamente individualista e disperata dell’esistenza. L’essere umano, concepito come un’isola autosufficiente, decide autonomamente quando la propria vita abbia “senso” e quando no. Ma in questa logica, la sofferenza, la fragilità, la malattia vengono espulse dal consorzio umano come scandali intollerabili. Non è la morte ad essere affrontata con coraggio, ma è la vita che viene abbandonata per paura del dolore.

La mentalità eutanasica è il frutto di un lungo processo culturale che ha reciso le radici cristiane dell’Europa, sostituendo la speranza con la solitudine, la solidarietà con l’efficienza, la cura con la soppressione. Si preferisce aiutare a morire piuttosto che accompagnare a vivere, perché la vita debole e dipendente è divenuta uno specchio insopportabile per una civiltà fondata sulla prestazione, sull’autonomia e sul culto dell’efficienza.

Il compito autentico di una società giusta non è quello di facilitare la morte, ma di testimoniare che anche nella prova più dura ogni persona conserva la propria dignità e può essere amata, accolta, accompagnata. Le cure palliative, la vicinanza umana, l’assistenza spirituale, sono risposte vere e umane alla sofferenza terminale, molto più degne di una siringa letale.

Resistere alla deriva eutanasica significa allora restituire senso alla vita, riscoprire il legame con gli altri, accettare i propri limiti e abbracciare la verità dell’umano. Una società che uccide i più fragili, in nome della libertà, non è una società più libera: è solo una società più disperata.

23720cookie-checkLa cultura della morte travestita da libertà: una riflessione critica sul fine vita

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