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LETTERA DI UN LAICO CATTOLICO A UN PRETE CROTONESE CHE DIFENDE LUXURIA.

Don Pasquale, devo ammettere che rimango basito da questo suo post, per i motivi che mi permetto di esporle:

1. Nel suo post ha travisato gravemente e artatamente il mio pensiero. Io non ho offeso nessuno e non mi sognerei mai mai mai e poi mai di discriminare una persona omosessuale. La mia posizione è eminentemente culturale e antropologica. Mi batto a favore del reale. Siamo, infatti, come immagino sappia, in presenza di una rivoluzione antropologica, che pretende di separare gli individui dal loro sesso, consentendo loro di decidere liberamente il loro genere. Ora basta che un individuo rivendichi un genere perché la società debba riconoscerlo come tale, altrimenti sarà accusato di “transfobia”. Autodeterminazione di genere, la chiamano. È il trionfo della soggettività pura che l’amministrazione deve solo certificare, sostenere e accelerare. Siamo dentro la grande fluidità dell’identità occidentale. La logica dell’emancipazione iperdemocratica richiede di decostruire queste categorie, abolendole o moltiplicandole all’infinito, come vediamo con l’acronimo in continua espansione LGBTQ.La Neolingua di cui parlava George Orwell in “1984” ha prodotto questo mondo alternativo, basato sulla falsificazione della realtà, ma che vuole egemonizzare tutto. Non parleremo più di latte materno, ma di “latte umano”. Non parleremo più di “donne”, ma di “persone con la vagina”, come nella copertina di The Lancet. Un mondo alternativo viene così creato dalla magia del linguaggio: chi non ne prende in prestito termini e concetti sarà condannato all’esilio sociale e prima o poi respinto all’estrema destra. Il gender non è più opinione, è dogma. Non si discute più, si lanciano editti. Non si accettano sfumature, ma solo fanatismi e dichiarazioni di fedeltà. Per questo è importante poter dibattere delle implicazioni per la libertà di parola e di pensiero di leggi come la Zan. C’è una frase di Orwell fuori dalla sede della Bbc: “Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentire”. Questo è in parte il senso delle mie posizioni, ma mai queste sono state contrarie a Vladimiro Guadagno, come persona, ma certamente sì…nelle sue vesti di agente politico, diffusore dell’ideologia gender.

2. Mi colpisce negativamente, che lei riferendosi a Vladimiro Guadagno, si rivolge a lui come Signora Luxuria, con ciò accetta non solo la possibilità che la sessualità non sia binaria, ma che l’identità sessuale sia fluida e che ognuno può scegliersela nel catalogo delle innumerevoli varianti sessuali. Dio ha creato l’uomo maschio e femmina, non credo che ancora abbiano cambiato questa verità della Bibbia. Lei cade nel tranello, spero non volutamente, del pensiero unico politicamente corretto, che mette al centro l’ideologia gender e che tende a superare il sesso biologico a favore di una percezione dell’identità sessuale soggettiva. Siamo, secondo l’ideologia gender, privi di un’identità sessuale oggettiva, esseri fluidi privi di un’identità. Si vuole come ho detto sopra, mutando il linguaggio (e lei lo fa!) cambiare la realtà. Ma la realtà e la natura non cambiano; se si accertano i cromosomi di Guadagno saranno xy, cioè è un maschio a tutti gli effetti e che lui non si riconosca tale è irrilevante, con buona pace del politicamente corretto. Anche il diritto, purtroppo, sta provando a mutare la realtà con danni enormi per la tenuta sociale, che vedremo tra qualche anno.

3. È sconcertante, infine, che come pastore, Lei crei confusione, con questa sua posizione, soprattutto nei piccoli e nelle persone, che non hanno i mezzi culturali per capire, il fatto che siamo in mezzo a una battaglia culturale e antropologica che ci sta portando a rimanere sempre più soli, come monadi in una società liquida, che lobby culturali stanno costruendo sempre di più priva di un’identità, anche di quella sessuale. Lei come prete ha il dovere di accogliere e amare personalmente tutti, soprattutto i lontani, tra cui gli omosessuali, come del resto dobbiamo fare anche tutti noi laici cristiani, ma distinguendo sempre l’errore dall’errante. L’errante va sempre accolto amato e perdonato, l’errore va, anche pubblicamente, denunciato e combattuto. Siamo in guerra, ma forse lei non se n’è ancora accorto.

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