Unione Europea rieducazione gender

Il comportamento degli organismi dell’Unione Europea mette in pericolo la libertà di autodeterminazione dei popoli e assomiglia sempre di più a un campo di rieducazione delle nazioni.

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Campioni, ma di quale Europa?

In Italia e in varie parti del mondo si festeggia, in queste ore, l’Italia di calcio diventata Campione d’Europa.

Sorge spontanea, tuttavia, una domanda.

Campioni sì, ma di quale Europa?

Quella che non esita a ricattare e sanzionare gli Stati che non si conformano alla dittatura del pensiero unico imposta dalla governance dell’Unione Europea?

L’Europa che considera tra i valori fondamentali della UE l’ideologia gender?

È questa l’Europa di cui siamo campioni?

L’Europa del politically correct?

L’Europa prona alla dittatura LGBTIQA?

Un’Europa che assomiglia tanto a un campo di rieducazione di quelle nazioni che stentano ad adeguarsi al politically correct?

Se questa è l’Europa di cui siamo campioni la felicità non può essere piena.

Europa e Unione Europea

È necessario, tuttavia, distinguere l’Europa nata dalle radici greco-romane e cristiane, dall’Unione Europea, che ideologicamente e con il ricatto sta propiziando una forzosa omologazione delle nazioni a un’antropologia che tradisce l’umano.

Il contenzioso tra UE e Ungheria ne è un esempio eclatante.

La Commissione Europea sta lavorando, infatti, a una lettera di messa in mora dell’Ungheria dopo il varo della controversa legge che mette al bando l’educazione Lgbt nelle scuole.

La questione sta mettendo a dura prova il rapporto tra le stesse istituzioni comunitarie.

Molti Stati UE, tra cui l’Italia, ritengono la legge ungherese una violazione dello stato di diritto.

Altri Stati considerano, al contrario, che il governo ungherese abbia legiferato in un ambito di competenza nazionale.

Il Parlamento europeo, dal canto suo ha votato a larga maggioranza una risoluzione che «condanna con la massima fermezza» la legge anti-Lgbtq di Budapest entrata già in vigore.

Il premier Viktor Orbán, tuttavia, ha replicato a questi provvedimenti affermando che non ha intenzione di abrogare la legge e che non si arrenderà alle pressioni di Bruxelles.

La legge ungherese anti-gender

Ma cosa stabilisce la tanto criticata legge ungherese?

Stabilisce in sintesi che «la pornografia e i contenuti che ritraggono la sessualità o promuovono la deviazione dell’identità di genere, il cambiamento di sesso e l’omosessualità non devono essere accessibili ai minori di 18 anni».

Per spiegare il contenuto della legge controversa è intervenuto anche il ministro della giustizia ungherese.

Il testo censurato del ministro della giustizia ungherese

Judit Varga, Ministro della Giustizia ungherese, infatti, nonostante le censure subite da vari giornali europei, che si sono rifiutati di pubblicare un suo articolo ove spiegava le ragioni sottese alla legge ungherese, ha affermato che:

La nuova legge si concentra sulla garanzia dei diritti dei genitori e sulla protezione dei minori dall’accesso a contenuti che potrebbero contraddire i principi educativi che i loro genitori hanno scelto di insegnare loro fino a quando non diventeranno essi stessi adulti. 

Fino a quel momento, tuttavia, tutti gli altri attori – sia esso lo Stato o le scuole – dovranno rispettare il diritto dei genitori di decidere sull’educazione sessuale dei propri figli. Ecco di cosa tratta la nuova legge ungherese.

Si ricorda inoltre che l’articolo 14 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sancisce che deve essere rispettato il diritto dei genitori di assicurare l’educazione e l’insegnamento dei propri figli in conformità alle proprie convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, conformemente alle leggi nazionali che disciplinano l’esercizio di tali libertà e diritti.

La legge ungherese non si applica alla vita, all’identità sessuale o alle pratiche degli adulti di età superiore ai 18 anni, né al modo in cui tali adulti desiderano esprimersi o presentarsi pubblicamente.

L’orientamento sessuale e l’identità di genere sono soggetti a una rigida protezione costituzionale in Ungheria. Secondo l’Articolo XV paragrafo (2) della Legge Fondamentale, l’Ungheria garantisce i diritti fondamentali a tutti senza discriminazioni. 

Dal 2004, la legge sulla parità di trattamento ha affermato chiaramente all’articolo 1 che tutte le persone nel territorio dell’Ungheria devono essere trattate con lo stesso rispetto e vieta esplicitamente la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Le disposizioni non escludono alcuna attività in classe o altrimenti organizzata per gli studenti relativa alla cultura, al comportamento, allo sviluppo o all’orientamento sessuale, purché non promuova o diffonda tali argomenti. Si aspetta semplicemente che solo esperti qualificati descrivano questi temi altamente sensibili ai bambini in modo appropriato all’età e basati su prove, contribuendo così alla loro corretta educazione con la direzione e la guida appropriate dei loro genitori e tutori legali.

In Ungheria, ognuno è libero di esprimere la propria identità sessuale come meglio crede, poiché la legislazione ungherese garantisce pienamente i diritti fondamentali per ogni minoranza. 

Non è una contraddizione che garantisca anche il diritto e l’obbligo dei genitori di educare i propri figli. Non c’è nulla di discriminatorio in questo.

Unione Europea, Judith Varga ministro della giustizia ungherese censurata

Il ricatto dell’Unione Europea all’Ungheria

Nonostante le ragionevoli e condivisibili finalità della legge ungherese descritte dal ministro, la Commissione Europea sta aprendo una procedura d’infrazione nei confronti del Paese magiaro con la possibilità di bloccare i fondi europei destinati all’Ungheria.

Quest’anno, infatti, la Commissione è stata dotata di un nuovo potere che, in teoria, gli consentirebbe di trattenere i trasferimenti dal bilancio settennale e del Recovery Fund per violazioni dello stato di diritto.

Ciò, tuttavia, varrà soltanto se Bruxelles riuscirà a dimostrare che le azioni di Budapest hanno un impatto diretto sulle finanze dell’Ue.

Poi c’è l’approvazione dei Recovery Plan, che oltre che per la Commissione deve passare anche per il via libera del Consiglio, un passaggio da risolvere tra leader entro fine luglio.

In più si aggiunge l’UEFA (Unione Europea delle Federazioni Calcistiche Europee), che ha comminato una sanzione all’Ungheria per omofobia.

Siamo in presenza insomma di un autentico ricatto da parte dell’Unione Europea e degli organismi ad essa collegati.

Unione Europea: campo di rieducazione delle nazioni

Questa Unione Europea ha predisposto quello che assomiglia tanto a un campo di rieducazione per quelle nazioni, che stentano ad adeguarsi ai cosiddetti valori fondamentali dell’Unione Europea; pena l’emarginazione e l’essere sanzionati.

Tale atteggiamento da parte della UE desta, tuttavia, forte preoccupazione perché i cosiddetti “valori fondamentali” della UE, che si fondano su una antropologia relativista e nichilista condita da un’assoluta autodeterminazione e che la governance UE vuole imporre agli Stati sovrani, tendono a rendere sempre più fluida e priva di un’identità definita la convivenza sociale.

La distruzione della famiglia e il controllo sociale

Tale processo culturale e giuridico mira a distruggere, in definitiva, la famiglia naturale, per mezzo di una ridefinizione della stessa.

La famiglia, com’è noto, è il basilare e fondamentale corpo intermedio della società, a protezione dei suoi componenti dall’invadenza dello Stato.

Proprio per tale ragione, la famiglia, che tra l’altro dà tono alla tenuta sociale, è un ostacolo per quei poteri forti che vogliono realizzare una società sempre più fluida e individualista, cosicché da renderla più facilmente controllabile e manipolabile.

L’ossequio operoso delle nazioni ai diktat dell’Unione Europea

La rieducazione delle Nazioni alla nuova antropologia gender comporta, tuttavia, un ossequio operoso di esse, per mezzo di leggi e sentenze conformi alle direttive della governance dell’Unione Europea.

L’approvazione del ddl Zan, infatti, risponde a ciò, a un diktat della governance della UE.

La pena a cui soggiacciono quelle nazioni che non si adeguano è, infatti, quella di essere emarginate o escluse dal club della nazioni che contano.

In tale contesto inquietante, la vittoria calcistica dell’Italia sia speranza e viatico affinché la nostra Nazione, torni ad essere punto di riferimento culturale e spirituale di un’Europa dei Popoli, con l’accortezza, al contempo, di non lasciarsi omologare dai falsi “valori” di questa Unione Europea, che tradiscono l’umano, nonché la storia dell’Europa e dell’Italia.

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