Con la riforma del Processo Civile subiranno delle modifiche anche le procedure di separazione e divorzio. Tali procedure si privatizzeranno sempre di più e sarà cancellato il tentativo di conciliazione dei coniugi davanti al Presidente del Tribunale. Il matrimonio è banalizzato.
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Indice
La Riforma del processo civile
La riforma del Processo Civile, al momento in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato, andrà a incidere anche sui procedimenti di separazione e divorzio.
La Riforma del procedimento della famiglia
Nell’ampio pacchetto di emendamenti, che il Ministro della Giustizia, Marta Cartabia si è riservata di presentare al disegno di legge delega sul processo civile (atto Senato 1662), ci sono anche quelli afferenti al nuovo procedimento della famiglia.
Se l’obiettivo del progetto di riforma è quello di assicurare decisioni più rapide ed efficaci, tuttavia, taluni aspetti del progetto di riforma del nuovo procedimento della famiglia destano più di qualche perplessità.
Potenziamento della negoziazione assistita
Sembra, infatti, che le proposte di riforma del procedimento della famiglia vogliano potenziare gli accordi raggiunti dai coniugi con la negoziazione assistita fatta da avvocati, anche estendendoli alle famiglie di fatto, così rendendo sempre più residuale il procedimento davanti al giudice.
Il matrimonio diventa sempre più un fatto privato
Il rapporto matrimoniale – nella prospettiva del Governo, che con propri emendamenti intende rafforzare la negoziazione assistita, prevedendo che gli accordi raggiunti in sede negoziale costituiscano titolo idoneo per la trascrizione – diventa sempre di più un fatto privato.
Il processo di decostruzione del matrimonio
Tale processo, tuttavia, viene da lontano.
Divorzio (1970) e Riforma del diritto di famiglia (1975)
Con l’introduzione del divorzio (1970) e la riforma del diritto di famiglia (1975), infatti, si erano già poste le basi per una “privatizzazione” del rapporto coniugale, inteso oramai come relazione interindividuale legata alla permanenza del consenso e finalizzato alla realizzazione non già di un “interesse superiore” della famiglia, bensì degli interessi individuali dei suoi membri.
Riforma della filiazione (2012-2013)
La riforma della filiazione (2012 – 2013) è stata un’ulteriore tappa di decostruzione del matrimonio, ponendo un vulnus insanabile all’istituto matrimoniale, separando la filiazione dal matrimonio.
La negoziazione assistita (2014)
Successivamente, con la Legge 10 novembre 2014, n. 162 sono stati introdotti nel nostro ordinamento due nuovi modelli per pervenire alla separazione e al divorzio, l’uno attraverso la negoziazione assistita condotta per il tramite di avvocati (art. 6), l’altra direttamente tra le parti con accordo davanti al sindaco in qualità di ufficiale dello stato civile (art. 12).
Con la legge n. 162/2014 è stato, infatti, compiuto un ulteriore passo sulla strada della privatizzazione dell’allentamento e cessazione del vincolo matrimoniale.
Il progetto di riforma si pone in continuità con la decostruzione del matrimonio
La riforma del procedimento della famiglia, che è all’esame della Commissione Giustizia del Senato, si pone, dunque, in stretta continuità con tale tendenza di depotenziamento dell’istituto matrimoniale, che nonostante l’art. 29 della Costituzione consideri il matrimonio come fondamento naturale della famiglia, da tempo non è più così.
Salta l’udienza per il tentativo di conciliazione dei coniugi
Nel progetto di riforma del procedimento matrimoniale potrebbe, tra l’altro, “saltare” l’udienza per il tentativo di conciliazione dei coniugi che sarà sostituita dallo scambio di note scritte in cui gli ex partner dovrebbero dichiarare di non volersi riconciliare.
Verrà meno, così, ciò che è previsto attualmente dall’art. 711 del codice di procedura civile per la separazione consensuale e cioè che all’udienza il presidente interroga i coniugi, prima separatamente e poi congiuntamente, al fine di conoscere le cause del contrasto e tentare la conciliazione.
Con l’apposizione di una firma, che l’avvocato chiederà al proprio assistito sarà pretermesso questo momento che ha una sua importanza non solo formale.
Capita, anche se di rado, difatti, che taluni coniugi possano, trovandosi davanti a un giudice scrupoloso, ritornare sui propri passi, evitando la separazione, oppure decidere di prendere tempo su una decisione che, inevitabilmente, li segnerà per tutta la vita.
Il progetto di riforma, invece, sembra voler accantonare questo momento previsto dalla procedura civile e che serve ad attirare l’attenzione e la responsabilità dei coniugi sul gesto che stanno per compiere.
Proposizione della domanda di divorzio durante il procedimento di separazione
Il progetto di riforma, tra le altre cose, prevede, per velocizzare la fine del matrimonio, la possibilità di proporre nel procedimento di separazione anche la domanda di divorzio.
Il matrimonio è diventato un affare privato dei coniugi
Tutto ciò, tuttavia, non nasce casualmente; la giurisprudenza, infatti, ha riconosciuto da tempo l’esistenza di un vero e proprio diritto alla separazione e al divorzio, diritto del tutto personale e almeno nel primo caso indipendente dalla presenza di motivi oggettivi.
A tal riguardo, dunque, la nuova legge che riformerà il procedimento di famiglia (soprattutto se letta unitamente all’ultima grande riforma della filiazione) consacrerà in via definitiva il ruolo dell’autonomia privata dei coniugi, che finirà per considerare il matrimonio come «un affare privato dei coniugi» , perdendo definitivamente la sua rilevanza pubblica.
La speranza è che il Parlamento si opponga a tali riforme e non si lasci irretire da proposte che continuano a indebolire sempre più il fondamento della nostra civiltà.